vellutata-asparagiQuando è stato il momento di decidere quale ricetta preparare per partecipare al contest del tartufo Marzuolo, la mia scelta inizialmente era questa vellutata. Ho dovuto ripiegare sull’altra ricetta solo perché gli asparagi che ero riuscita a trovare erano brutti, ma talmente tanto, che malgrado la necessità ho preferito lasciarli sul banco del supermercato. A distanza di qualche settimana, spulciando il calendario del cibo italiano, ecco che scopro che oggi si celebra la giornata dell’asparago, e qual è  l’occasione migliore se non questa?

Inizio a girovagare per il web alla ricerca di “qualcosa di interessante da scrivere” e scopro che l’asparago è coltivato da circa 2000 anni. Di origine asiatica, il nome dovrebbe derivare dal persiano sperega (germoglio), mentre i greci adottarono successivamente il termine asparagos (pieno di linfa). Sembrerebbe che l’asparago si sia diffuso in Europa partendo dall’Egitto. I primi documenti letterari relativi a questo ortaggio sono del greco Teofrasto che lo descrisse ne la “Storia delle Piante” indicandone le sue virtù medicamentose e terapeutiche. Solo un secolo dopo con Plinio e Apicio, gli asparagi trovarono impiego anche in cucina.

“Altro piatto freddo di asparagi: Prendi asparagi ben puliti, tritali nel mortaio, versavi l’acqua, strizzali e passali allo staccio. Metti nel tegame dei beccafichi (Sylvia Ficedula: i Romani ne erano ghiotti) ben puliti. Trita nel mortaio 12 chicchi di pepe, aggiungi la Salsa e lavora; dopo aggiungerai una tazza di vino e una di passito. Metti il tutto in un tegame con 90 grammi d’olio. Bolli. Ungi una teglia e in questa mettici sei uova con salsa acida di vino; insieme al sugo degli asparagi, cuoci tutto sulla cenere calda insieme al trito detto prima. Allora aggiungi i beccafichi. Cuoci cospargendo di pepe e servi.”

“Altro piatto di asparagi: metti nel mortaio quei resti degli asparagi che si buttan via. Tritali bagnali di vino che farai colare. Trita del pepe, del ligustico, del coriandro verde, della santoreggia, una cipolla, del vino della salsa e dell’olio. Versa il sugo nella padella ben unta; e, se vuoi, rompici delle uova rimestando tutto al fuoco, perché si amalgami il tutto. Cospargi di pepe in polvere e servi.”

Libro IV – De Re Coquinaria – Apicio

Con la caduta dell’impero romano, le coltivazioni di asparagi vennero abbandonate e si continuò ad utilizzarlo solo per il potere curativo (depurativo e diuretico). Nel medioevo la Scuola Medica Salernitana sentenziò “augmentat sparagus sperma” (l’asparago fa aumentare lo sperma) attribuendo poteri afrodisiaci agli asparagi che vennero così utilizzati per curare impotenze e sterilità anche nelle donne. Aneddoto curioso è quello che ha come protagonista il Re Sole. Si narra che il giardiniere La Quintinye, in servizio presso la Reggia di Versailles riuscì a coltivare asparagi durante tutto l’anno. Al potere afrodisiaco ricorse anche il Re che, fece erigere proprio nei giardini della reggia, un obelisco in onore del giardiniere.

Dal 1500 in poi malgrado l’asparago fosse un alimento per i soli ceti abbienti, varcò i confini europei per giungere fino in Nord America dove i nativi americani li utilizzava essiccati per usi officinali.

Ad oggi in Italia le regioni in cui viene coltivato maggiormente l’asparago sono: Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Campania.

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Asparagi selvatici, ultimo “bottino” di mia mamma.

Prima del mio trasferimento in Piemonte, gli unici asparagi che mangiavo erano quelli selvatici. Sottilissimi rispetto quelli coltivati, dal sapore molto più intenso e colore più scuro, erano il bottino di lunghe passeggiate e giornate trascorse all’aria aperta. Gli asparagi selvatici sono ottimi come condimento per la pasta, per preparare risotti o frittate. Ricordo che anni fa, vista l’abbondanza, il mio caro nonnino li aveva addirittura conservati sott’olio dopo la cottura in aceto.

Vellutata di asparagi con formaggio chévre e tartufo Marzuolo

Ingredienti:

  • 300 g di asparagi
  • 200 g di patate
  • 100 g di chèvre
  • 1 scalogno
  • olio evo qb
  • brodo vegetale qb
  • tartufo marzuolo (facoltativo)

Procedimento:

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Eliminate la parte terminale degli asparagi e con il pelapatate eliminate la parte esterna più dura del gambo. Togliete le punte e tenetele da parte, riducete il resto degli asparagi a tocchetti.

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Pelate le patate e tagliatele a tocchetti. In una casseruola fate soffriggere lo scalogno affettato finemente, aggiungete le patate e bagnatele con qualche mestolo di brodo.

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Aggiungete gli asparagi e senza coprirli completamente, fate cuocere senza coperchio per circa 20 minuti. Se il brodo dovesse asciugarsi del tutto aggiungete poco per volta fino a completare la cottura.

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A cottura ultimata frullate tutto con il mixer ad immersione, aggiustate di sale e pepe. Dividete   la vellutata nelle scodelle e completate con il formaggio sbriciolato, qualche goccio di olio evo e le lamelle di tartufo.

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Difficoltà:BASSA

Tempi di preparazione: 20 MINUTI

Tempi di cottura: 20/25 MINUTI

Modalità di cottura: FORNELLO

Porzioni: PER 2 PERSONE

fonte Zipmec.com

1 Commento su Vellutata di asparagi con formaggio chévre e tartufo Marzuolo

  1. Adoro le vellutate e quelle con l’asparago con il suo sapore delicato sono il massimo. La tua poi con lo chevre eil tartufo deve essere ottima. Abituata con l’asparago bianco le mie vellutate sono molto più pallide, questa invece è proprio del mio colore preferito, green! Grazie di aver partecipato alla giornata dell’asparago.

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